Onboarding: che cos’è?
Il termine inglese “onboarding” indica il processo d’inserimento di nuovo personale all’interno di una realtà lavorativa, riferendosi ad una delle best practice fondamentali per un’ottimale accoglienza in azienda.
Integrare in maniera costruttiva i neo-assunti nell’organizzazione di un’azienda di qualsiasi tipo costituisce un problema di notevole rilevanza. Sembra un paradosso se relazionato alle grandi difficoltà che i neo-laureati sono costretti ad affrontare nella ricerca di un’occupazione, ma i problemi d’inserimento rappresentano una realtà tanto sottostimata quanto rilevante.
Una corretta strategia di onboarding deve quindi riassumere un giusto mix tra formazione tradizionale ed occasioni personali per essere in grado di fornire al nuovo arrivato tutti gli strumenti necessari per affrontare al meglio il suo percorso lavorativo.
Qual è il ruolo dei manager nella fase di onboarding
Nelle prime fasi d’inserimento, il ruolo più significativo è quello che riguarda il rapporto tra neo-assunto ed il proprio manager, la figura di riferimento maggiormente incisiva e condizionante sul proseguimento del contratto. Secondo alcuni osservatori: “Si entra in azienda per il brand e si esce per il capo”.
Infatti l’ingresso in una realtà lavorativa non deve venire considerato come un processo di omologazione, ma di integrazione tra un individuo ed i suoi simili. In tal senso la figura del manager assume un’importanza fondamentale, poiché soltanto se si realizza una reciproca empatia, diventa attuabile la migliore espressione delle potenzialità professionali, mediante il giusto know-how necessario per dare inizio al rapporto.
All’interno di numerose aziende si sta diffondendo una nuova figura di riferimento per i lavoratori appena assunti: si tratta del “buddy”, un mentore che viene affiancato al neo-assunto nelle prime settimane di lavoro allo scopo di facilitarne l’inserimento.
Onboarding, a che cosa serve?
L’onboarding svolge l’importante compito di accogliere nella maniera migliore i neo-assunti all’interno di una realtà lavorativa, nella prospettiva di un rapporto professionale duraturo e soddisfacente.
Nell’attuazione di tale strategia è necessario investire tempo e risorse umane per trasmettere ai nuovi assunti tutte le competenze utili e contemporaneamente assicurare loro un giusto inserimento nei quadri operativi, garantendo l’instaurarsi di rapporti interpersonali idonei a farli sentire parte integrante di un team. Un inserimento ottimale assicura un incentivazione della produttività e quindi dei profitti aziendali.
Per impostare una valida strategia è necessario fissare alcuni punti di partenza, che sono:
– organizzare scrupolosamente gli impegni per non lasciare tempi morti al nuovo assunto;
– coinvolgere il più possibile il dipendente fin dalle prime settimane di impiego;
– concedere pieno accesso a tutte le informazioni e alle risorse che l’azienda offre;
– offrire tempistiche dilatate senza fretta per realizzare una gradualità indispensabile al processo di avviamento professionale;
– coinvolgere colleghi e management durante le varie tappe della fase di onboarding per creare un network ottimale tra tutti i dipendenti;
– controllare costantemente i risultati ottenuti per modificare le strategie operative qualora non si rivelassero efficaci.
Di solito è necessario preventivare un tempo di almeno tre mesi per realizzare un onboarding che porti a risultati tangibili; mentre ancora oggi diverse aziende dedicano pochi giorni a tale processo. Investendo maggiore tempo per la gestione dell’inserimento del personale è possibile creare dei percorsi specifici che, tenendo conto della caratteristiche personali dei neo-assunti, offrono vie preferenziali verso una migliore produttività aziendale.
Come si realizza?
“Onboarding Strategy”, la strategia finalizzata al corretto inserimento del personale nei quadri aziendali, si realizza secondo tappe successive:
– fase preparatoria (i responsabili dell’accoglienza devono preparare tutta la documentazione necessaria al neo-assunto prima che si verifichi il primo incontro);
– fase di accoglienza (è necessario personalizzare l’accoglienza in base al carattere dei singoli individui ed anche alle loro esperienze pregresse);
– fase di socializzazione (in occasione di ogni nuovo inserimento è indispensabile incentivare la socializzazione tra colleghi e nuovo arrivato, di solito organizzando occasioni conviviali tra membri del medesimo team);
– fase propositiva (i responsabili della risorse umane hanno il compito di seguire il percorso lavorativo del neo-assunto, proponendogli regolari incontri per monitorare l’evolversi della situazione operativa).
I vantaggi dell’onboarding
Si tratta di un sistema che ha lo scopo di incrementare l’efficacia del processo d’inserimento abbreviando i tempi richiesti ed incentivando la produttività. Molte aziende si sono orientate in questo senso per migliorare il proprio business sfruttando i seguenti vantaggi:
– riduzione dei costi di formazione del personale;
– incremento delle performance operative;
– diminuzione del turnover dei dipendenti;
– centralizzazione di risorse ed informazioni;
– potenziamento della produttività;
– miglioramento generalizzato delle performance.
Secondo numerosi dati statistici, i dipendenti che hanno seguito un programma di onboarding ben strutturato hanno quasi il 70% di probabilità in più di rimanere in azienda per almeno tre anni, rispetto a chi non ha completato tale formazione. Un percorso progettato in maniera adeguata offre quindi alle aziende l’opportunità di inserire i nuovi assunti nei suoi quadri, incentivando le singole potenzialità professionali, con conseguenti vantaggi sia per il dipendente che per l’azienda stessa.
A fronte di un iniziale investimento economico è quindi preventivabile un vantaggioso rientro in termini economici che solitamente si realizza con tempistiche piuttosto brevi.