Il Temporary Export Manager per trovare nuovi clienti
La figura del Temporary Export Manager ha il compito di accompagnare l’azienda verso nuovi mercati, che sconfinano i limiti del territorio nazionale. Tale manager, però, oltre ad un vantaggio dal punto di vista dell’accrescimento del livello aziendale, comporta ulteriori dettagli favorevoli all’impresa, che devono essere noti a coloro che intendono perseguire l’idea di internazionalizzarsi.
Il primo vero vantaggio in favore dell’azienda è insito nel concetto stesso di Temporary Export Manager. Trattandosi di una professione con una durata limitata e prefissata in un arco temporale breve, l’azienda non dovrà supportare gli oneri relativi ad una sua assunzione.
Il Temporary Export Manager
Questa figura emergente ha la funzione di esplorare i mercati esteri che risultino essere appropriati e in linea con la strategia produttiva della piccola e media impresa cui assiste, la quale non è in possesso né delle competenze né delle risorse per espandersi, da sola, verso tali mercati. Talvolta l’esportazione, nota anche come outsourcing, non è conveniente alla PMI, sia perché incompatibile coi mercati, sia perché non incline a questo tipo di attività. A volte, invece, nonostante vi siano tutte le premesse per lavorare bene anche in relazione con il mercato estero, la compatibilità tra impresa e Temporary Export Manager non è elevata e, dunque, la riuscita e l’efficacia dell’operazione potrebbero non essere assicurate. Proprio per questo è importante saper scegliere bene la figura professionale del Temporary Export Manager: esso deve essere incline ad immedesimarsi nell’organizzazione aziendale presente e seguirne il metodo di lavoro; d’altra parte, l’azienda deve fidarsi delle scelte e delle decisioni intraprese da questo particolare manager, e tenersi pronta ad esplorare mercati sconosciuti e metodi di lavoro innovativi. La figura del TEM è una figura dinamica. Per questo è spesso rappresentata da giovani laureati, che abbiano già un’esperienza almeno biennale in questo ambito economico. Inoltre, come requisito fondamentale, il Temporary Export Manager dovrebbe essere a conoscenza di almeno due lingue straniere, di cui una deve essere certamente l’inglese.
Il rapporto tra Temporary Export Manager e la piccola-media impresa
Il rapporto di lavoro che si instaura tra la piccola-media impresa che ha deciso di effettuare questo passo di internazionalizzazione della propria attività abituale e il Temporary Export Manager, come dice la dicitura stessa, è temporaneo. Questo significa che il TEM, nell’arco di due anni, o al massimo tre, deve riuscire a creare un ufficio aziendale che si occupa della gestione del mercato estero. Tale ufficio, una volta che risulta essere ben avviato, autonomo e funzionale, viene affidato completamente all’impresa, che dovrà essere in grado di internalizzarlo, sia dal punto di vista gestionale che da quello organizzativo. Se la società risulta essere sana e volenterosa, l’implementazione di questo nuovo ufficio e della nuova metodologia lavorativa potrebbe avvenire anche in pochi mesi. Molto dell’efficienza di questo ufficio commerciale dipende dalla capacità del manager di apportare dati utili. Il suo know-how, le banche dati apportate, gli strumenti necessari e persino le partnership devono essere collaudate pensando a quale sia la scelta migliore per la piccola-media impresa, e il metodo deve essere quello più funzionale, efficiente e adattabile alla metodologia lavorativa già presente all’interno dell’azienda. Nello specifico, il know-how importato dal manager è già customizzato verso determinati settori specifici, mentre le partnership risultano essere molto importanti per la piccola-media impresa, sia dal punto di vista legale, che di quello logistico, senza dimenticare la parte relativa all’interpretariato e su di esse si fondono le basi per la costruzione della relazione col mercato estero scelto per tentare l’approccio dell’esportazione. Al Temporary Export Manager è richiesto inoltre di apportare all’impresa strumenti che consentono di velocizzare i processi di vendita. Tutte queste innovazioni e future possibilità non sarebbero efficienti, e forse neanche possibili, se gestite direttamente dalla sede della PMI, tramite connessione in remoto. Il lavoro sul campo in queste particolari situazioni, infatti, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati, per ottenere una maggiore efficacia dell’implementazione che si vuole delineare, ma soprattutto per stare a stretto contatto coi potenziali clienti futuri e conoscere in modo diretto i potenziali concorrenti. Solo in questo modo il manager sarà in grado di studiare le strategie di mercato migliori per l’impresa, che devono essere messe in atto a seconda dei vari scenari economici futuri che si prospetteranno, sia per l’acquisizione di clienti che come risposta alla controffensiva dei concorrenti già presenti all’interno del mercato stesso.
I vantaggi che comporta la presenza in azienda
La figura del TEM, dunque, ha il compito di accompagnare l’azienda verso nuovi mercati, che sconfinano i limiti del territorio nazionale. Tale manager, però, oltre ad un vantaggio dal punto di vista dell’accrescimento del livello aziendale, comporta ulteriori dettagli favorevoli all’impresa, che devono essere noti a coloro che intendono perseguire l’idea di internazionalizzarsi.
Il primo vero vantaggio in favore dell’azienda è insito nel concetto stesso di Temporary Export Manager. Essendo essa una professione con una durata limitata e prefissata in un arco temporale breve, l’azienda non dovrà supportare gli oneri relativi ad una sua assunzione. Il primo vantaggio, dunque, risulta essere un risparmio economico per la piccola-media imprese da non sottovalutare.
Il secondo vantaggio, invece, riguarda l’accrescimento formativo e professionale che si riflette nel personale dipendente aziendale nel seguire le orme e le modalità di svolgimento del lavoro di questo speciale manager.
Gli svantaggi collegati al TEM
Alla figura del Temporary Export Manager, naturalmente, non sono collegati solamente aspetti positivi, ma anche quelli negativi.
Innanzitutto, il Temporary Export Manager per svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi, al fine di ottenere risultati eccellenti per la piccola-media impresa, richiede di viaggiare tanto. I viaggi di lavoro, dalla sede dell’azienda per cui lavora alle vari sedi dei clienti o verso l’ufficio commerciale sito all’estero che risulta essere ”pertinenza” della piccola-media impresa, sono necessari, per non dire obbligatori. Naturalmente le varie spese di viaggio, di vitto e di alloggio devono essere necessariamente sostenute dall’azienda. Per una piccola impresa questo fattore potrebbe influenzare negativamente il bilancio annuale, a seconda delle entità dei redditi con cui deve fronteggiare tali costi. Tale scenario negativo si amplia sempre più se, inoltre, non arrivano i risultati sperati dall’attività di esportazione e dalla ricerca di nuovi clienti per l’impresa.
Il secondo svantaggio è riscontrabile solamente in quelle piccole-medie imprese che non hanno un numero sufficiente di dipendenti assunti e, dunque, non sono in grado di affiancare alcun subordinato alla figura del manager. In questo caso, se i risultati del TEM sono positivi, l’impresa si troverà di fronte ad un bivio: assumere il manager e continuare l’attività di esportazione che ha comportato benefici all’azienda o portare definitivamente a termine questo settore?